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The Confessions
PRESENTE INDICATIVO | Milano Porta Europa
   12 Mag 2024   |     Redazione   |     Arianna Mosconi   |     permalink   |      commenti
In uno dei più apprezzati e attesi Festival teatrali milanesi "Presente Indicativo | Milano Porta Europa", il Piccolo Teatro invita nella sua prima nazionale lo spettacolo “The Confessions”, con testo e regia del - a nostro avviso incredibile - Alexander Zeldin, e sul palco l’esibizione di Amelda Brown, Kate Duchêne, Jerry Killick, Lilit Lesser, Brian Lipson, Hannah Morrish, Gabrielle Scawthorn, Jacob Warner, e Yasser Zadeh.

In scena vengono scorse quelle che potremmo definire le varie scene di una vita qualsiasi, di una donna qualsiasi che vive la sua adolescenza in Australia negli anni ‘50. La storia narrata - la vita raccontata - viene come spezzata in diversi frame, come se in un film di diapositive che si susseguono tutte una vicina all’altra a volte il macchinista si fermasse su una slide e ne approfondisse il contenuto.

Durante questo spettacolo, al Piccolo Teatro Strehler si crea una vera e propria magia: tutto il pubblico è teletrasportato nel tempo e nello spazio nel dopo-guerra in Australia, e poi in Europa qualche anno dopo e poi ancora e ancora e ancora. L’immersione nella vita della protagonista Alice è totale, e per due ore - che sembrano a malapena due minuti - la bolla creata dal “cielo stellato al coperto” permette di abbandonarsi completamente a questa meravigliosa storia.
La “storia” di Alice non è meravigliosa perché costellata di occasioni e azioni positive, ma perché vera e autentica, ed è questa la sua forza più importante. Tutto gira intorno a questo concetto, e tutto è concentrato affinché la veridicità sia da padrona: l'interpretazione squisitamente autentica degli attori e delle attrici; il ritmo scandito perfettamente, tra dialoghi serratissimi e pause che fanno tenere il fiato sospeso, generando una tensione tangibile e - di nuovo - estremamente realista.

È lo stesso Alexander Zeldin a dire dichiarare “Voglio celebrare la cosiddetta “ordinarietà”, perché è l’ordinarietà a essere straordinaria: mia madre ha combattuto una battaglia per la ricerca di un proprio senso dell’esistenza, a cui hanno preso parte milioni di donne”.
E sì, la vita della “donna qualsiasi” che si vede in scena è la vita della madre del regista, che si lascia ispirare dai racconti della madre nella sua infanzia, e dalle scoperte che arriveranno solo durante l’adolescenza.

Durante la pandemia – continua il regista – mi sono trovato, come tutti, di fronte a molte immagini di morte, a molte vite che ci stavano lasciando, come ci dimostravano i numeri riportati dalla televisione. E proprio in quel momento – ma in realtà era un’idea che mi rincorreva già da tempo – ho pensato che mi sarebbe piaciuto rappresentare, sulla scena, una vita intera. Ho cercato di scrivere senza finzione, o comunque ho tentato un diverso approccio alla creazione. Così, ho intervistato mia madre per otto ore, ascoltando molte cose che sono piuttosto “trasgressive”, rispetto a quello che generalmente un genitore dice al figlio. Erano racconti che consentivano di narrare l’eccezionalità di una vita ordinaria; storie che apparivano come ricordi, che avevano la realtà cruda del sogno, perché erano momenti di violenza, di profonda vergogna, ma anche di gioia. Me li ha rivelati perché sentiva che ne avevo bisogno, come uomo e come autore.

Non c’è un difetto, né un piccolo dettaglio che non funziona in questo spettacolo: geniale la scelta di avere due protagoniste durante tutta la piéce teatrale, incredibile la regia, l’interpretazione attoriale, la scenografia, il dialetto australiano perfettamente azzeccato,... Tutto, tutto urla “Teatro”, tutto è finto e niente è falso.

Per saperne di più su questo spettacolo, o sul Festival Presente Indicativo | Milano Porta Europa potete consultare il sito del Piccolo Teatro, mentre noi… ci vediamo a Teatro!
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